E’ apparsa sorridente e commossa, Silvia Romano, la ragazza facente parte di un gruppo di Ong che operano in Africa, dopo la liberazione da una prigionia iniziata nel novembre 2018. Quello di ieri è un momento che moltissimi hanno atteso e che, finalmente, dopo tanta paura è finalmente arrivato. Un momento che ha suscitato felicita, ma che molti hanno guardato con occhi diversi, vedendo scendere dall’aereo Silvia in abiti islamici.
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Il ritorno di Silvia Romano
La paura per la sorte della ragazza che coopera con una Ong e rapita e tenuta prigioniera per un anno e mezzo, sembrava non finire mai. In molti pensavano che la ragazza fosse già stata uccisa dai suoi aguzzini anche se non era ancora arrivata nessuna notizia certa, ma fortunatamente non è stato così.
L’intelligence italiana è riuscita a collaborare e a riportare Silvia in Italia e con lei tutti quei mesi di terribile prigionia e sofferenza. Sofferenza che per fortuna è finita anche per i genitori della ragazza, che ieri hanno potuto riabbracciarla dopo tanto tempo e tanta paura. Ad attenderla all’aeroporto insieme alla famiglia, anche il Premier Giuseppe Conte e il Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio.
Il rientro e l’accoglienza è stato un momento di emozione e commozione per tutti. Un momento di raccoglimento che ha stemperato questi mesi infiniti di attesa. Tutto si è concluso fortunatamente per il meglio e Silvia è apparsa stanca, ma serena. La ragazza è tornata con la sua famiglia a Milano solamente nella giornata di oggi, poichè ieri è stata sottoposta a 4 estenuanti ore di interrogatorio.
Il racconto del rapimento
La ragazza, appena atterrata a Roma, nella giornata di ieri è subito stata sottoposta ad un lungo interrogatorio durato ben 4 ore per avere informazioni sul suo rapimento. La giovane, fin da subito, è apparsa molto stanca, ma serena. Il volto non ha mostrato segni di terrore, ma solo di felicità ritrovata nell’essere libera e nel riabbracciare la famiglia.
Dall’interrogatorio è emerso che la giovane è stata rapita da alcune persone e ha riconosciuto 3 dei rapitori del gruppo jihadista di al-Shabaab. Questo è un gruppo terrorista legato ad al-Qaeda che ha il controllo su alcune parti della Somalia. Una di queste parti è quella in cui Silvia faceva l’educatrice quando è stata rapita dai tre uomini.
La ragazza ha confermato che uno dei tre era una persona di sua conoscenza e che era servita al gruppo per entrare in contatto con lei e gli altri all’interno del villaggio. Serviva infatti una persona che entrasse indisturbata all’interno del villaggio per poter effettuare il rapimento. Cosa purtroppo avvenuta.
Silvia racconta di aver attraversato la Somalia e poi di essere arrivata in Kenya, in un lungo viaggio con i suoi rapitori. Il viaggio è avvenuto in parte a piedi, in parte con animali da soma e nell’ultimo tratto con l’auto. Un viaggio lungo, difficile, che lasciava spazio alla paura e anche allo sconforto che man mano ha preso piede.
I mesi di prigionia
Silvia Romano racconta che durante il primo mese di prigionia, la paura, la tristezza e lo sconforto non lasciavano spazio ad altro. Il tempo sembrava essersi fermato e lei non riusciva a vedere nessuna possibilità di poter tornare libera ad abbracciare i suoi cari. Per questo motivo ha chiesto ai rapitori di avere a disposizione un quaderno per scrivere, per poter andare avanti e trasferire i suoi pensieri.
Questa sembra stata essere una delle cose più importanti che hanno indotto Silvia a resistere e ad essere forte, come detto da lei stessa. La ragazza racconta che i rapitori non hanno mai usato violenza su di lei, che l’hanno sempre nutrita e non l’hanno obbligata a fare nulla. Per tutto il tempo della prigionia la ragazza è stata chiusa dentro ad una stanza da sola, senza andare quasi mai all’aria aperta.
E’ proprio in queste condizioni estreme e difficili, che Silvia ha trovato la via dell’Islam e la conversione. Le parole del Corano sono state per lei una luce che l’ha convinta a convertirsi all’Islam, assumendo il nome di Aisha.
La libera conversione all’Islam di Aisha
Aisha, è questo il nuovo nome islamico di Silvia Romano. Un nome e una conversione che hanno gettato su questa ragazza, che per un anno e mezzo è stata privata della libertà, tantissimo fango da chi non crede nella conversione volontaria.
L’educatrice conferma di aver deciso di convertirsi di sua spontanea volontà e di non essere mai stata obbligata e questa frase non le viene perdonata. Non le viene perdonato di essere una donna libera e indipendente nelle sue scelte, nemmeno dopo quello che ha subito. Molti si chiedono quanto sia costata la scarcerazione o se non fosse il caso di lasciarla ai rapitori, vista la decisione di convertirsi.
La macchina del fango ora si scaglia contro questa ragazza, che poco importa che si chiami Silvia Romano o Aisha. Una ragazza qualcosa che non può nemmeno essere immaginato da chi la critica così duramente. Un anno e mezzo di prigionia, di solitudine, di isolamento portano a dure riflessioni sulla propria esistenza e anche sul proprio credo.
Questo è quello che è avvenuto a Silvia, che sulla via del dolore ha trovato una nuova fede, che poco importa che fede sia. Ciò che importa davvero è che la scelta sia stata libera e sua e che ora lei sia di nuovo qui per riabbracciare la sua famiglia e che le prossime pareti che la rinchiuderanno saranno quelle di casa sua, dove sarà finalmente al sicuro.