E’ solo negli ultimi anni che si stanno riscoprendo i Canti orfici di Dino Campana, poeta toscano talentuoso, ma che ebbe una vita tormentata e irrequieta, e all’epoca la sua poesia venne apprezzata solo in alcuni circoli intellettuali ristretti. Ma cosa si sa della vita di questo autore? Cosa fece? Perché c’è chi lo definisce il “poeta folle”? E che caratteristiche hanno questi suoi canti?

La sua vita

Dino Campana nacque nel 1885 a Marradi, in provincia di Firenze, figlio di un direttore didattico, e fin dall’infanzia dimostrò di avere un carattere anomalo e irrequieto, che lo portò a condurre studi irregolari, in quanto saltava spesso la scuola per andare nei campi. Ciononostante, concluse il liceo nel 1903 e si iscrisse alla facoltà di Chimica dell’Università di Bologna, ma si trasferì a Firenze dopo un anno.

Nel 1905, vero le sue intemperanze, venne ricoverato nel manicomio di Imola, dove rimase per due anni, e vi uscì grazie a un intervento del padre. Sebbene avesse questo carattere, aveva un’intelligenza brillante e apprendeva facilmente, e nonostante le speranze del padre, si mise in viaggio, vagabondando per l’Italia del Nord e in Svizzera, facendo vari lavori per mantenersi. Dalla Svizzera arrivò in Francia, e c’è chi dice che da quest’ultima partì per il Sudamerica, ma ciò non è stato confermato del tutto.

Si ebbero notizie di lui nuovamente nel 1909, quando venne arrestato in Belgio, e dopo due mesi di prigione trascorse altro tempo in manicomio. Anche quando rientrò a Firenze, passò molto tempo in cliniche psichiatriche. Quando uscì, ebbe una relazione con Sibilla Aleramo e si avvicinò agli ambienti letterali. Nel 1912 tentò di riprendere gli studi, ma non riuscì a completarli. Tuttavia, cominciò a scrivere poesie, che pubblicò a sue spese nel 1914, e con le copie de i Canti orfici, ricominciò a vagare per l’Italia.

Fu dichiarato incapace d’intendere e di volere nel 1918, e venne rinchiuso al manicomio di Castel Pulci, sempre a Firenze, dove rimase fino alla morte, avvenuta nel 1932.

I Canti Orfici

Questa sua raccolta di poesie, che fece stampare da un tipografo del suo paese, accompagnò questo autore per il resto della sua vita da vagabondo, erano dei componimenti incompiuti, ma comunque con un’intensa liricità e purezza di versi, che denotano la sensibilità di Campana.

Nei suoi versi, appare chiaro che il poeta si sia ispirato a Baudelaire e Rimbaud, e il tema principale è sempre il viaggio, che sia onirico oppure reale, e altra protagonista è la notte, in cui i vari misteri della vita si possono celare o chiarire. Si può citare questo pezzo de La Verna, proprio sulla notte: “E, mentre il tempo fuggiva invano per me, un canto, le lunghe onde di un triplice coro salienti a lanci la roccia, trattenute ai confini dorati della notte dall’eco che nel seno petroso le rifondeva allungate, perdute”.

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