S’infittisce sempre di più il giallo sulla morte di una delle testimoni chiave del processo contro Berlusconi sul Ruby-gate. La morte di Imane Fadil appare sempre più sospetto e le indagini portano a parlare di omicidio intenzionale della trentaquattrenne. Questa sarà la settimana decisiva per avere qualche dettaglio in più sulla morte poiché verrà fatta l’autopsia sul corpo.
L’omicidio di Imane sul caso Ruby
Quello che è già emerso dalle analisi del sangue effettuate subito dopo la morte è la presenza di un’alta concentrazione di metalli pesanti. Metalli pesanti che non dovrebbero trovarsi in così alta quantità e che quindi fanno pensare ad un omicidio. Per questo motivo la riservatezza e le precauzioni sono massime. Il pubblico ministero ha voluto che il corpo fosse custodito all’obitorio senza che alcuno potesse averne accesso. Questo per evitare che qualcuno possa compromettere le prove ancora presenti sul corpo della donna.
Dalle analisi del sangue è però emerso che la donna era negativa ai veleni comuni, come arsenico, oltre che alla leptospirosi. La Procura di Milano custodisce tutte le cartelle cliniche che costituiscono il cardine dell’accusa di omicidio volontario. Inizialmente era arrivata in ospedale pensando lei stessa forse di avere contratto la leptospirosi dai topi che si aggiravano nella cascina che aveva frequentato. Dalle analisi però è emersa la negatività che quindi ha spostato tutti verso un’altra pista.
L’ipotesi dell’avvelenamento
Era stata poi lei stessa negli ultimi dieci giorni di vita ad aver avuto paura di essere stata avvelenata. I test a cui era stata sottoposta però si dirigevano verso una dose mal-tagliata di stupefacenti che non ha dato risultati. La donna aveva avuto la percezione chiara di essere in pericolo ma purtroppo non ha potuto fare nulla per salvarsi.
In seguito, dalle analisi su un campione biologico effettuate a pavia, è emersa la presenza di 4 diverse tipologie di metalli pesanti. Uno di essi è il cobalto, non trovato però in dosi eccessivamente massicce. Quella che non è stata misurata è la radioattività. Il materiale radioattivo avrebbe potuto intaccare le ossa e dunque portare ad una patologia compatibile con quella riscontrata dalla donna negli ultimi giorni di vita.
Al momento si attendono nuovi sviluppi ma ormai la pista più accreditata è di certo quella dell’omicidio volontario. Venendo meno una testimone chiave di un processo che potrebbe comportare non pochi problemi non solo all’ex premier ma anche a moltissime altre persone coinvolte, la situazione si complica per l’accusa.
E’ necessario trovare altre prove e soprattutto riuscire a dimostrare l’omicidio. La situazione è decisamente critica e il processo sta assumendo un’altra piega, decisamente inquietante. Al momento non ci sono aggiornamenti. Questa è di certo la settimana decisiva per poter almeno avere qualche informazione in più dall’autopsia.