Da alcuni giorni, ormai, l’Emilia Romagna è colpita dalle alluvioni e il livello dell’acqua si è alzato fino alle case, danneggiando abitazioni e negozi. Le province più colpite sono Bologna, Forlì-Cesena e Ravenna, ma anche Ancona, nelle Marche, è in allerta arancione. Ma quante persone, attualmente, sono rimaste senza casa? E che danni ci sono?
Gli sfollati
Oggi, 18 maggio, sembra che il conto della vittime sia arrivato a nove in Emilia Romagna, nelle zone colpite, mentre gli sfollati si aggirano tra i 20000 e i 40000. Chi può si reca da parenti ed amici disposti ad ospitarlo, mentre altri si recano presso delle strutture, come i palazzi dello sport o le sedi della Croce Rossa. I volontari e gli operatori coinvolti, poi, sono centinaia e persino l’esercito italiano si sta mobilitando.
Nei giorni scorsi, sono stati in molti a raccontare le loro storie, tutte di persone costrette a lasciare la casa perché l’acqua è arrivata fino al primo delle proprie abitazioni e sono rimasti senza elettricità. Non si possono di certo dimenticare le immagine degli anziani intrappolati nella loro casa a Faenza e tratti in salvo dal tetto di casa con un elicottero della Guardia Costiera.
I danni
Oltre alle case, ai negozi e alle stazioni, non mancano di sicuro i danni alle coltivazioni, e si stima che essi arriveranno a 300 milioni di euro, secondo Coldiretti. Ciò non vale certo solo per l’Emilia Romagna, dove sono state danneggiate le colture di soia, fragole, mais, bietole, orzo, girasole e grano, ma anche in altre zone d’Italia, come in Piemonte, in cui la grandine ha danneggiato i cereali, e in Lombardia, nel mantovano, in cui la produzione di meloni e cocomeri ha subito un rallentamento. Anche in Puglia, il trapianto dei pomodori subirà dei ritardi.
Tuttavia, non solo le persone hanno subito dei danni: molti animali sono morti, sia quelli nelle fattorie che cani e gatti nei rifugi, questi ultimi invasi di acqua e fango. Volontari dell’Enpa e dell’Oipa si sono mobilitati per salvare gli animali.
Un aiuto per i malati vengono dalle strutture ospedaliere presenti nelle aree meno colpite, che hanno offerto posti letto per i pazienti degli ospedali e delle cliniche nelle zone che hanno subito più danni.